I vantaggi di avere un cervello bilingue
Cosa succede al cervello quando si impara una lingua?
I vantaggi del bilinguismo sono tanti, ma prima di parlarne è utile chiarire cosa accade al nostro cervello quando viene a contatto con una nuova lingua, e perché è così importante che sin da piccoli i bambini imparino una seconda lingua.
Sebbene ricerche recenti dimostrino come numerose regioni del nostro cervello si attivino alla minima operazione mentale, le funzioni utili al linguaggio trovano la loro origine in due aree primordiali: l’area di Wernicke e l’area di Broca. La prima ci permette di capire le lingue, mentre la seconda ci consente di esprimerci in una o più lingue. Queste due aree però funzionano in maniera diversa. Se l’area di Broca crea uno spazio specifico per ogni lingua, quella di Wernicke non opera alcuna differenziazione.
Gli studi dimostrano anche che il cervello del bilingue funziona meglio, e che le sue dimensioni tendono perfino ad accrescersi. Per paradosso, infatti, questo organo sofisticatissimo lavora in modo simile a un muscolo, tanto che l’esercizio ne aumenta le capacità. Ma ciò che lo rende davvero unico in tutto il nostro organismo è la neuroplasticità, ossia la capacità della materia cerebrale di cambiare e adattarsi alle novità. Grazie alla neuroplasticità il nostro cervello è in grado di riparare regioni danneggiate e di stimolare la crescita di nuovi neuroni, imparare dalle proprie attività e auto-modificarsi per portarle avanti al meglio.
Ma siccome la capacità neuroplastica delle cellule si indebolisce con l’invecchiamento, è molto più facile per i bambini imparare una seconda lingua rispetto agli adulti.
Come funziona il cervello dei bilingue?
Chiarito che i cervelli delle persone bilingui sono diversi dagli altri, è necessario precisare come l’area di Broca non distingua le lingue apprese contemporaneamente. Il che spiega come mai i bambini bilingui non abbiano alcuna difficoltà a passare da una lingua all’altra in una stessa frase. È quello che viene chiamato: il fenomeno del code-switching. Tuttavia è fondamentale capire come i bambini bilingui lo facciano sempre con cognitio causae, non certo perché non sappiano quale parola appartenga a quale lingua. La semplice dimostrazione di quanto asserito sopra è implicita nell’affermazione stessa, dato che il vostro cervello ha appena letto due parole in inglese e due in latino, senza difficoltà di comprensione e soprattutto senza difficoltà nel capire che appartengono a due lingue diverse. La stessa cosa accade al cervello dei vostri figli.
Per intuire meglio come funziona il bilinguismo con un esempio pratico, immaginate il cervello del vostro bambino come fosse la libreria della sua cameretta che cresce insieme a lui: man mano che il piccolo apprende e fa esperienze, la libreria si riempie. All’inizio, su un primo scaffale, finiranno tutte le cose che in genere impariamo sin dai primi mesi: nutrirci, giocare, i volti e le voci dei genitori, e poi, via via, la lingua e i vari meccanismi del linguaggio.
In seguito, mentre vostro figlio o vostra figlia cresce, nella libreria della sua cameretta si aggiungeranno scaffali per le altre abilità che pian piano acquisisce. Però, notate bene: se il vostro bambino impara una seconda lingua fin da piccolo, ecco che i materiali cerebrali necessari per quella nuova lingua finiscono subito sul primo scaffale, quello del linguaggio principale, della lingua madre. Si inizia a intuire adesso perché il bilinguismo nei bambini porta tanti vantaggi?
Quali sono i vantaggi cognitivi del bilinguismo?
I vantaggi del bilinguismo sono tanti e molto importanti. Studi dimostrano come la mente bilingue si dimostri più flessibile, predisposta all’apprendimento, alla modalità multi-tasking, e al problem solving, addirittura già a 11 mesi di età.
Il bilinguismo è associato anche a uno stile di pensiero più creativo e divergente, proprio perché il bambino bilingue ha a sua disposizione due (o più) parole per significare il medesimo oggetto. Possedere un campo semantico più ampio offre la possibilità di concettualizzare un problema in modo più complesso e variegato, potendo arricchire e modulare il pensiero su due lingue diverse. A sua volta questa capacità di ragionare contemporaneamente sui concetti si traduce in una maggior abilità di analisi e di sintesi nella gestione delle complessità.
Da un punto di vista grammaticale, il cervello bilingue diventa precocemente abile a ragionare su variazioni linguistiche e grammaticali, ossia ciò che si definisce: consapevolezza metalinguistica. Inoltre il bambino sarà stimolato da un punto di vista cognitivo, e questo faciliterà l’apprendimento di ulteriori lingue.
Le persone bilingui sviluppano poi una superiore sensibilità comunicativa che le spinge a monitorare gli accorgimenti linguistici da seguire, che le porta a essere più attente ai bisogni dell’interlocutore, e a prestare maggiore attenzione anche ai segnali non verbali.
E ancora, nel bilinguismo infantile la capacità di concentrazione che viene sviluppata dal bambino per evitare che le due lingue gli si “mescolino” nella mente, lo allena naturalmente all’attenzione anche nello svolgimento di compiti non linguistici.
Come favorire il bilinguismo dei bambini?
Da un punto di vista biologico il momento ideale per far crescere i bambini bilingui è dalla nascita. È necessario incoraggiare la seconda lingua, soprattutto nei primi 4-5 anni di vita, se non si vuole correre il rischio di un bilinguismo passivo: il bambino comprende ma non parla.
È importante stimolare i vostri figli a rispondere nella lingua in cui gli si parla, evitando, ad esempio, che a una domanda in inglese si risponda in italiano. Soprattutto nei primi anni di vita, bisogna fare in modo che la lingua di maggioranza non diventi dominante, condizione che poi è difficilmente reversibile: se il bambino è dominante in italiano, con la scolarizzazione non avrà certo problemi ad apprendere la lingua in cui avviene l’istruzione.
Per imparare due lingue al meglio, oltre a una scuola bilingue come BES, dove in classe si parla sia italiano che inglese, è bene creare opportunità che non riguardino soltanto l’orario scolastico così da aumentare l’esposizione alla lingua di minoranza e consolidarla: incontri con famiglie o amici, film o cartoni in lingua, letture, viaggi.