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Che cosa vuol dire esattamente essere bilingui

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Che cosa vuol dire esattamente essere bilingui

Quando una persona è bilingue?

Si parla di bilinguismo quando si è in grado di parlare (leggere e scrivere) nello stesso modo due (o più) lingue diverse. Esistono tuttavia diverse condizioni di bilinguismo che dipendono essenzialmente dall'età di acquisizione della seconda lingua:

Il bilinguismo simultaneo: in cui il bambino viene esposto in contemporanea a due lingue sin dalla nascita, comunque entro il primo anno di vita;
Il bilinguismo sequenziale precoce: l’esposizione alla seconda lingua avviene tra i 2-3 e gli 8-10 anni di vita;
Il bilinguismo sequenziale tardivo: l’introduzione della seconda lingua avviene dopo gli 8-10 anni.

Possono poi verificarsi situazioni diverse in cui il bambino cresce bilingue: ad esempio, un territorio in cui convivono da sempre lingue diverse,  culturalmente organizzato in tal senso, sia a scuola che in società. Oppure un bilinguismo derivato dall'esposizione alla seconda lingua a causa del trasferimento della famiglia in un’altra nazione, o magari dovuto a genitori che parlano lingue diverse. 

Nel primo caso (convivenza di lingue diverse nello stesso territorio) si può parlare di bilinguismo bilanciato; nel secondo, più frequente, si parla di bilinguismo dominante. In questo tipo di bilinguismo, il bambino apprende meglio la lingua che ascolta, come nel caso specifico di bambini che con le loro famiglie si trovano in un paese estero.

 

 

In che lingua pensano i bilingue?

Per capire davvero cosa significhi essere bilingue bisogna fissare un concetto basilare. Nel bilinguismo ciò che conta non è il numero di vocaboli che si conosce o l’accento che si esibisce, ma il modo in cui si parla la lingua, che deve essere assolutamente spontaneo, naturale. Nel bilingue le parole fluiscono da sole senza sforzo, senza traduzione. Il cervello del bilingue si limita ad attivare la seconda lingua con tutti i codici relativi, e in automatico la persona si trasforma in un madrelingua della lingua attivata. 

Questo significa che il bilingue, una volta che nel suo cervello si sia attivata una lingua specifica, pensa e parla nella stessa lingua. In concreto, se il bilingue sta dialogando in inglese sta anche pensando in inglese, e così per qualsiasi altra lingua che si trovi a usare. In altre parole, il bilingue non traduce mai e pensa direttamente in una delle due (o più) lingue che conosce. Nella testa del bilingue non ci sono filtri di alcun genere, il suo cervello non necessita di ricorrere ad alcun calcolo o rielaborazione mentale: i pensieri, così come vengono creati, automaticamente diventano parole, senza nessuna traduzione.

 

 

Come fa il cervello a gestire più lingue?

Ma allora viene da domandarsi: come fa il cervello del bilingue a gestire più lingue in automatico quando invece il cervello del non bilingue è costretto a tradurre?

Be’, di recente il cervello multilingue è diventato oggetto di analisi della psicolinguistica e della neurolinguistica, due discipline che studiano come questo sofisticatissimo organo elabori il linguaggio. E dai risultati degli studi cognitivi adesso sappiamo che il cervello è costruito proprio per essere multilingue, ossia sappiamo che è perfettamente in grado di gestire più lingue fin dalla nascita. Il cervello nei primi anni della crescita è infatti molto ricettivo verso il linguaggio: i bambini riescono a imparare qualsiasi lingua, e più lingue, senza il minimo sforzo. Ma perché?

Per comprendere come funziona il bilinguismo in maniera semplice possiamo provare a immaginare il cervello del bambino come una libreria che si sviluppa insieme a lui. All’inizio la libreria immagazzinerà gli insegnamenti basilari della vita: nutrimento, cibo, gioco, spazialità, i volti e le voci dei genitori, eccetera. Quindi sarà il tempo della lingua. Ma se le lingue da imparare sono due il cervello del bambino le immagazzinerà sullo stesso livello, senza distinguere tra prima e seconda, imparandone allo stesso modo i meccanismi e i codici specifici. Ecco dimostrato il bilinguismo in atto. Ecco come il cervello del bilingue riesce a gestire più lingue senza sforzo, spontaneamente, e senza bisogno di traduzione.  E il fenomeno del code-switching, ossia la capacità fin da piccoli di passare da una lingua all’altra in una stessa frase, è la dimostrazione pratica che il bambino non solo non fa confusione tra due lingue diverse, ma al contrario che le padroneggia entrambe al punto da utilizzare l’una o l’altra indifferentemente, essendo per lui tutt’e due lingue-madri.

Diverso è ovviamente il caso dei non bilingui che non avendo appreso la seconda lingua fin da piccoli non la riconoscono come lingua madre e necessitano in genere di tradurre dalla loro prima lingua alla seconda. Seconda lingua, tra l’altro, nei confronti della quale mostrano molta più difficoltà rispetto ai bilingui, non solo per quel che riguarda l’accento e la complessità del lessico, così come la grammatica e la sintassi, ma anche per quanto concerne gli specifici codici linguistici che risultano nella maggioranza dei casi traslazioni inappropriate dalla loro prima lingua.  

 

 

I vantaggi cognitivi per i bambini bilingui

Il bilinguismo cognitivo, lo dice l’espressione stessa, va molto al di là della capacità di parlare bene due lingue. Innanzitutto, facilita l’apprendimento di una terza lingua che sarà favorita dall’abitudine a parlare due lingue diverse, e quindi da una maggiore consapevolezza linguistica. 

Il tipo di ragionamento del bilingue sarà di conseguenza più ampio e comprendente, proprio perché avrà a disposizione più significanti per attribuire significato alle cose concrete e ai concetti astratti. E pertanto avrà anche una maggiore capacità di astrazione e di concettualizzazione. A sua volta tutto ciò si tradurrà in una superiore capacità di analisi e di sintesi, ossia categorie del pensiero umano che se sviluppate armonicamente facilitano la risoluzione di problemi di ogni genere, accrescendo l’abilità nel problem solving.

I bilingui tendono poi a sviluppare una più attenta sensibilità comunicativa che li rende più interessanti e gradevoli agli occhi dell’interlocutore. Inoltre il bilinguismo accresce la capacità di concentrazione perché il bambino, dovendo porre attenzione a non mixare le due lingue, si allena naturalmente all’attenzione anche nello svolgimento di compiti non linguistici.

Last but not least, il bilingue beneficerà di molti vantaggi per tutte quelle posizioni lavorative che richiedono la conoscenza di una o più lingue, e sarà per lui molto più facile trovare lavoro all’estero.